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La nuova plastica biodegradabile dagli scarti del cotone


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Parlando di inquinamento da plastiche, è doveroso dare uno sguardo ai nuovi progetti nati per contrastare tale fenomeno

Un nuovo materiale innovativo testato dai ricercatori australiani della Deakin University: hanno scoperto come ottenere bioplastica dagli scarti delle fibre di cotone (linter).


Vediamo di cosa si tratta, nello specifico.


Che fine fa la plastica non biodegradabile?


La plastica attuale è un polimero sotto-derivato del petrolio. In quanto tale, pochi sanno che non è biodegradabile. Attualmente la plastica può essere smaltita in impianti dedicati, essere riciclata, cioè reimmessa in produzione mediante un processo di trasformazione, ma non può in alcun modo essere assorbita dall’ambiente alla stregua delle altre materie organiche.


La plastica derivata dal petrolio non è mai biodegradabile, al massimo può disintegrarsi in microplastiche ma non si dissolve. Le microplastiche penetrano nei tessuti organici, galleggiano sui mari, vengono trasportate dai venti e vengono persino inglobate nell’orogenesi delle rocce.


Tant’è che i geologi da tempo parlano di Antropocene, riferendosi all’attuale era geologica caratterizzata dagli inquinanti dovuti all’industrializzazione degli ultimi tre secoli e visibili nella conformazione delle rocce più recenti.


Bioplastica dagli scarti del cotone


La scoperta di nuovi materiali ha la massima urgenza perché, in fin dei conti, è difficile immaginare un mondo che rinuncia a cuor leggero alla duttilità della plastica. L’unico modo per salvare il Pianeta è sostituire la tradizionale plastica inquinante con le nuove plastiche 100% biodegradabili.


Dopo ben 18 mesi di sperimentazioni, la Deakin University annuncia la scoperta di una nuova bioplastica prodotta dagli scarti del cotone. Il team coordinato dalla dott.ssa Maryam Naebe è partita dal linter, una fibra di scarto prodotta nella lavorazione del cotone, e lo ha letteralmente sciolto in un polimero liquido, modellabile e duttile come la plastica tradizionale.

Ad esempio, si può ottenere un film plastico biodegradabile utile per la produzione di imballaggi.


Si tratta di un passo fondamentale per contribuire alla crescita dell’economia circolare: si stima infatti che ogni anno vengano prodotti 29 milioni di tonnellate di linter, oggi destinato all’inceneritore. I vantaggi di questa innovazione sono molteplici:

· minor utilizzo di sostanze tossiche per la produzione di plastica;

· plastica biodegradabile al 100% proveniente dalla trasformazione del linter;

· minori emissioni di CO2 dovute a mancato incenerimento del linter;

maggiori guadagni per i produttori di cotone perché possono rivendere il linter.


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